Piante sempreverdi o è meglio seguire la stagionalità? E quali sono i segreti per la cura del nostro giardino?
In questo episodio de “Le Chiavi di Casa”, Matteo Ranzini intervista Damiano Ravanelli, agronomo e designer fondatore di Ninive.
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Qui sotto puoi leggere la trascrizione integrale dell’intervista.
Bentrovati ad una nuova puntata del nostro podcast. Una puntata dove vogliamo “sbocciare”, non intendendo con questo verbo il senso di “far festa” nel gergo giovanile e facendo riferimento invece alla fioritura. Tra piante, prospettive e poesia verde scopriremo come un giardino possa diventare un gesto estetico. Per farlo abbiamo un super esperto, agronomo e designer, fondatore di Ninive, un atelier del garden design. Diamo il benvenuto a Damiano Ravanelli.
Ciao Matteo grazie dell’invito.
Vogliamo scoprire, oggi, un po’ di curiosità sul garden outdoor. Questo dialogo verterà sulla natura ma anche su visione, progettualità e stile. Partirei però dal nome della vostra azienda, Ninive. Ci riporta ai libri di storia…
Esatto, il nome trae ispirazione dall’antica città Mesopotamica dove, secondo la leggenda e la storia si narra siano nati i primi giardini pensili. Ninive ha come focus la progettazione e la realizzazione di giardini, soprattutto in ambito urbano.
Tra l’altro c’è una diatriba tra storici su Ninive…qualcuno sostiene che i giardini pensili siano nati a Babilonia, qualcun altro a Ninive…c’è una stele al British Museum di Londra che rappresenta i giardini pensili ritrovata dagli archeologi proprio a Ninive…
Sicuramente i giardini pensili sono nati nella mezzaluna fertile…a noi piaceva Ninive e abbiamo adottato quello come nome. Ninive vuole essere quell’anello di raccordo tra il vivente e il costruito, tra le piante e l’architettura. Vogliamo che questi due elementi dialoghino in tutti i progetti. Abbiamo lavorato, ad esempio, nel contesto immobiliare di CityLife a Milano dove abbiamo ideato e prodotto elementi che si raccordassero al design dell’edificio e potessero ospitare le piante che il committente desiderava. Coniughiamo così l’elemento materico e il verde.
C’è una pianta che non può mai mancare in un progetto “firmato Ninive”?
In realtà no, vogliamo collocare qualsiasi tipo di pianta…insomma quella giusta al posto giusto. Se proprio dovessi citarne una, tuttavia, che mi sta molto a cuore direi l’Aspidistra. E’ una delle piante più resilienti in assoluto e si adatta benissimo a contesti ombrosi, scuri. La si trova spesso in vasi su balconi, ormai dimenticata ma ancora viva e resistente. E’ una pianta che nell’ultimo periodo è stata bistrattata…va meno di moda rispetto al passato…ma a noi questo approccio non piace, vogliamo valorizzare qualsiasi tipo di pianta.
Se posso aggiungere con i ritmi di vita odierni piante e verde spesso vengono dimenticati…lasciati al loro destino…
Questa è molto resiliente…e a noi piace molto anche in quanto amanti dell’ombra e del fresco.
La tua realtà si occupa di moltissimi progetti, anche singolari a livello di design. Ma che differenze ci sono tra progettare un giardino esterno per una hall aziendale, per un attico privato, per gli spazi di un hotel?
L’approccio è totalmente diverso. Il primo sopralluogo nel quale incontriamo il cliente (privato, proprietario hotel, architetto) serve per capire quale effetto intende suscitare con il proprio giardino, quali funzioni deve avere e chi ne fruirà. Se ci occupiamo di un hotel dobbiamo trasmettere sensazioni positive al primo sguardo, tenendo conto di quanti ospiti vedranno e passeranno negli spazi verdi senza però soffermarsi per molto tempo. Occorre, poi, considerare i diversi flussi di persone che fruiscono del verde, certamente differenti da un attico privato rispetto ad un’azienda o una struttura ricettiva. Una differenza sostanziale riguarda, poi, il contesto in cui il giardino è inserito: in piena terra o su un rooftop?
Per un giardino/spazio esterno sono preferibili piante sempreverdi o è meglio puntare sulla stagionalità?
Vanno considerate due variabili: la richiesta specifica del committente e l’area geografica in cui stiamo lavorando. La nostra filosofia si basa sul match tra sempreverdi e piante stagionali. Le piante devono crescere una nel rispetto dell’altra, non competere nell’ambiente in cui sono installate e vanno valorizzate entrambe nel progetto. La maggior parte dei clienti chiede un verde già presente appena dopo l’installazione, per questo ci orientiamo a un mix tra sempreverdi e stagionali.
Abbiamo parlato di spazi esterni ma progetti verdi esistono anche per gli uffici o gli spazi al chiuso…
La biofilia è una teoria che sostiene esista un legame innato tra la natura e gli esseri umani, dove questi ultimi traggono beneficio dalla natura stessa. L’installazione del verde in spazi chiusi vuole riavvicinare l’uomo alle piante che oltre ad una funzione di benessere psicofisico possiedono la capacità di purificare l’aria in cui vengono posizionate. E’ importante che il verde sia presente ad esempio negli uffici, luoghi in cui molte persone trascorrono la maggior parte della giornata.
Spesso in uffici vediamo anche dei quadri verdi…
Sono quadri vegetali. E si dividono in due tipologie: pareti verdi (piante posizionate in substrati verticali) e verde stabilizzato (prodotto naturale che non necessita di cure ma si automantiene).
Quanto contano, per la vita dei giardini, l’esposizione solare, l’acqua, il terreno, il clima?
Ovviamente il luogo geografico dove dobbiamo realizzare il giardino è la prima variabile da tenere in considerazione per la progettazione. Un giardino a Cervinia sarà ovviamente diverso da un giardino a Genova. Poi ovviamente contano l’esposizione solare, la direzione dei venti, lo spazio dove il giardino deve essere progettato e realizzato (attico, terrazzo, balcone, spazio esterno al piano terra).
C’è un elemento inaspettato, singolare, che hai inserito in un progetto di tua ideazione?
Nel loggiato di un terrazzo, area relax di un cliente privato, abbiamo avuto l’idea di applicare uno specchio alla parete circondato da un verde rampicante in modo che lo specchio prolungasse la prospettiva dello spazio. Ninive si occupa anche degli elementi che ospitano le piante, oppure delle pavimentazioni, dell’illuminazione, dei sistemi di irrigazione. Sono elementi strutturali che concorrono in modo determinante nella buona riuscita di un giardino esterno.
Come è cambiata la concezione dello spazio esterno di un’abitazione?
Dopo la pandemia l’approccio allo spazio outdoor è cambiato completamente. Molte persone nel lockdown hanno vissuto il proprio giardino, i propri spazi verdi. E da quel momento la parte esterna di una casa ha cominciato a diventare “la stanza aggiunta”. La progettazione di giardini e terrazze, dunque, è cambiata con la proliferazione di grandi vetrate per far dialogare la parte interna con quella esterna. Quando mi reco al sopralluogo da un cliente tendo a progettare il giardino “dall’interno” e molti committenti non capiscono perché, la risposta è proprio in quello che abbiamo detto ovvero che ormai bisogna pensare agli interni in continuità con gli esterni.
Ci dai due consigli pratici per la manutenzione del nostro giardino?
Più che di manutenzione io parlerei di “gestione” o “cura” perché il giardino è fatto di natura viva, non si tratta di un macchinario che dobbiamo manutenere. L’acqua è un fattore determinante per la gestione: poca acqua e troppa acqua possono danneggiare le piante, occorre rifarsi al famoso “q.b. – quanto basta” delle ricette. Bisogna essere capaci di leggere le esigenze delle proprie piante per somministrare la giusta quantità d’acqua. In secondo luogo citerei l’importanza delle potature, che siano sfalci del tappeto erboso o potature delle piante: vorrei cancellare il retaggio che ci portiamo dagli studi delle scuole primarie ovvero che le piante si nutrono attraverso le radici. E’ vero che assorbono elementi nutritivi dalle radici ma l’energia la prendono dal sole. Quindi se una persona inesperta si mette a tagliuzzare la chioma di un pianta la priva di quei “pannelli solari” che le assicurano l’energia.
Ti chiedo uno sforzo da visionario. Se potessi o dovessi disegnare il giardino del futuro cosa ci metteresti?
Tante piante ma anche tante persone. Va modificato l’approccio attuale al verde. Alcuni scienziati/studiosi hanno studiato il fenomeno chiamato plant blindness (cecità alle piante) per cui se ti mostrassi la foto di un leone in mezzo alla foresta e ti chiedessi cosa vedi tu mi risponderesti un leone senza però notare tutto quello che sta dietro di lui ovvero la vegetazione. Le piante sono acquisite come parte del paesaggio invece sono a tutti gli effetti esseri viventi da valorizzare e curare. Ci sono piante che hanno attraversato gli anni della guerra, delle rivoluzioni, della trasformazione del territorio e delle città. Dobbiamo educare i bambini a riconoscere il valore delle piante quando sono nella natura o in città, a non dare per scontata la loro presenza. In definitiva a non essere “ciechi” di fronte alla natura.
Grazie Damiano per le informazioni che ci hai fornito e anche per i consigli.
Grazie a voi.