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Per fare un Tavolo – Un progetto per i giovani

Categorie: Info dal Gruppo / Podcast

Nuovo episodio de “Le Chiavi di Casa”, un podcast del Gruppo Tecnocasa. Ospite della puntata il Consulente del Gruppo Tecnocasa Fabio Milo, promotore di un progetto per aiutare i giovani a diventare veri e propri imprenditori.

Ascolta l’episodio su Spotify, YouTube e Apple Podcasts.

In alternativa, puoi leggere qui sotto la trascrizione della puntata.

 

 

Bentrovati a una nuova puntata del nostro podcast, io sono Matteo Ranzini e oggi abbiamo un ospite speciale. Considerata la sua provenienza lo definirei “un vulcano di idee”: originario di Castellamare e operativo nelle zone di Frattamaggiore a nord di Napoli è un consulente di rete del Gruppo Tecnocasa che trasforma giovani ambiziosi in veri e propri imprenditori. Diamo il benvenuto a Fabio Milo!

 Ciao Matteo Buongiorno!

 La puntata si chiama “Per fare un tavolo…”, titolo che richiama una celebre canzone/filastrocca ma non vorrei entrare subito nei dettagli per lasciare un po’ di suspence a chi ci segue…partiamo invece dalla prima domanda: nel 2013 hai inaugurato un progetto “artigianale” di affiancamento ai giovani collaboratori in alcune agenzie della tua area in Campania. Cosa ti ha spinto a dar vita a questo progetto?

 Ho sentito il bisogno di dare delle opportunità ai giovani allo stesso modo in cui le ho avute io. Il modello di franchising del nostro brand spazia dall’opportunità di imparare una professione alla realizzazione concreta del sogno di diventare imprenditori con una o più agenzie. Io ho iniziato nel 1993 e fino al 2000 ho avuto l’opportunità di imparare bene la professione e, così, ho pensato di trasmettere ciò che avevo appreso ai giovani collaboratori con lo stesso impegno che avevo profuso nell’apprendimento. Volevo trasmettere, con passione, insegnamenti sulla professione di agente immobiliare e allo stesso tempo “allenare il coraggio” perché i giovani potessero gettare il cuore oltre l’ostacolo e realizzare il loro sogno imprenditoriale. Ho portato quest’idea nell’ambito della consulenza nel 2013 immaginando di mettere attorno ad un tavolo i collaboratori più esperti dell’area che avessero almeno due anni d’esperienza e 10-12 compravendite maturate negli ultimi 12 mesi di attività. L’obiettivo: trasmettere competenze ed aiutarli ad aprire le loro agenzie.

Ecco svelato il titolo…perché questo progetto si chiama appunto “Tavolo collaboratori”..

Esatto. Ho voluto chiamarlo proprio così.

Dal 2013 hai dato vita a dieci edizioni del Tavolo contribuendo all’apertura di 40 agenzie. Qual è, secondo te, la chiave del successo di questo progetto? Il metodo? I concetti e le competenze trasferite? La fame di riscatto dei giovani? Il clima che si respira in questo contesto?

Penso ad un mix di tutti questi elementi. Credo che la fame di riscatto sia, tuttavia, l’elemento principale. Grazie ad essa diventa facile trasferire metodo, concetti, competenze. E’ positivo che durante le sessioni del Tavolo i giovani si scambino esperienze, competenze, buone pratiche, energie. Ogni volta che finisce una giornata di lavoro del Tavolo collaboratori avverto la percezione di aver ricevuto molto più di quanto trasmesso. Sono giornate molto impegnative ma soddisfacenti.

I giovani coinvolti hanno già una base solida, ci hai detto due anni di esperienza e almeno 10-12 compravendite nell’ultimo anno…cosa devono ancora imparare, quindi, per diventare imprenditori?

Devono “allenare” il coraggio di cui parlavamo prima. Uno degli obiettivi principali del Tavolo è allenare la leadership, aumentare il loro tasso di audacia e proattività. Chiaramente sono temi molto attrattivi per giovani che fino a qualche anno prima si trovavano sui banchi di scuola e oggi sono chiamati a mettersi in gioco per diventare imprenditori e aprire una loro agenzia.

A proposito di giovani una curiosità: oggi li vediamo sempre più “dipendenti” dagli smartphone, dai social…tu che sei costantemente a contatto con loro quali sono i pregi e i difetti della nuova generazione di ragazzi e ragazze?

Partiamo dalle buone notizie ovvero dai pregi. I giovani oggi sono veloci, intuitivi, informati. Qualche difetto c’è…sono impazienti e vogliono ottenere grandi risultati in tempi ristretti. Ci sono progetti che richiedono pazienza e un tempo determinato perché trovino il loro compimento. I social hanno prodotto, poi, un altro atteggiamento da correggere: attribuire eccessiva attenzione all’apparire piuttosto che all’essere, un elemento che rischia di fuorviarli nei loro tempi e nei loro focus. Al Tavolo lavoriamo anche su questi aspetti.

Come reagiscono alle tue sollecitazioni relativamente a concetti come la disciplina e la visione a lungo termine?

Il Tavolo collaboratori è disciplina, allena alla responsabilità. Solitamente iniziamo il percorso con 15-16 persone e qualcuno si ferma per strada, il Tavolo in qualche modo opera una selezione e aiuta ragazzi e ragazze a capire se sono in grado di continuare nel percorso imprenditoriale.

Però i ragazzi che arrivano…arrivano davvero…

Sì, quelli che concludono l’esperienza del Tavolo diventano affiliati. Sono partito con poco meno di dieci agenzie, oggi sono 40 e gran parte delle nuove agenzie sono state aperte da ragazzi che erano seduti al Tavolo collaboratori.

Nel tuo lavoro c’è una sorta di “artigianato umano”, parliamo di ascolto, affiancamento, interazione. Quanto conta oggi in una realtà come il Gruppo Tecnocasa questa dimensione personale per creare nuovi imprenditori?

Oggi è importantissimo lo sviluppo. Quarant’anni fa avevamo bisogno di costruire il franchising e anche la reputazione del Gruppo. Oggi abbiamo ancora l’esigenza di fare sviluppo ma al contempo anche di salvaguardare quanto costruito. Senza dimenticarci che siamo leader del settore, una responsabilità in più in questo percorso.

Fabio ci hai raccontato questo progetto ma siamo curiosi di sapere qualcosa di più su di te, sia a livello umano sia professionale. C’è una figura nel tuo percorso che è stata un punto di riferimento per te, allo stesso modo in cui tu lo sei per i giovani del Tavolo?

Tante persone sono state da esempio nella mia carriera professionale. Mi piace dire che nel Gruppo Tecnocasa abbiamo avuto la fortuna di avere dei veri e propri mostri sacri. Quelli che hanno inciso maggiormente sulla mia personalità sono: un personaggio extra Gruppo Tecnocasa, Roberto Capobianco (noto editore scolastico italiano) e l’area manager della Campania Davide Agretti. Due imprenditori grazie ai quali ho forgiato una serie di valori importanti: l’umiltà (pur raggiungendo risultati strepitosi hanno mantenuto un profilo basso), il rispetto, la correttezza e la semplicità.

Come è stato il tuo primo giorno in agenzia nel Gruppo Tecnocasa? Te lo ricordi?

Mi vuoi far commuovere? Sono passati tanti anni ma ho immagini indelebili che conservo. Innanzitutto l’abito: ricordo un pantalone grigio chiaro e una giacca marroncina a quadretti che mi fu omaggiata da mio fratello Antonio perché non avevo la possibilità di comprare un abito. Ricordo, poi, i collaboratori che incontrai in quel primo giorno in agenzia e dell’accoglienza ricevuta dai colleghi e dall’affiliato. Mi accolsero con la colazione, mi spiegarono da subito come affrontare le prime pratiche…

Oggi si dice, forse molto più freddamente “on boarding” quando si inizia un nuovo lavoro in un nuovo contesto…

Io mi sentii in un nuovo nucleo familiare.

Guardando avanti…quale sogno hai per il futuro del progetto Tavolo dei collaboratori?

Credo che un sogno si sia già realizzato perché negli ultimi 6-7 anni questo progetto artigianale l’azienda l’ha “istituzionalizzato” con l’organizzazione del TecnoFuturo. Per me è la conferma del valore di questo progetto, dell’importanza di affiancare i giovani e sostenerli nel loro percorso verso l’apertura di nuove agenzie.

Per chiudere: cosa ti piacerebbe dire tra dieci anni ai ragazzi che oggi siedono al Tavolo collaboratori?

Mi piacerebbe ringraziarli per le emozioni e le energie che mi restituiscono quotidianamente. E poi gli direi: siete stati bravi, ce l’abbiamo fatta, l’impegno paga sempre. Il mio motto è: l’impegno si mangia il talento a colazione. Dirgli queste cose significherebbe che ce l’hanno davvero fatta…e che magari a loro volta stiano preparando nuovi imprenditori.

Grazie Fabio per la tua testimonianza.

Grazie a voi.