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Casa Verde Casa – intervista a Lorenzo Ferrari

Categorie: Podcast

PUNTATA 17 DI “LE CHIAVI DI CASA”, UN PODCAST DEL GRUPPO TECNOCASA

Le mille variabili sul tema ecosostenibilità, le tecniche e i materiali per le ristrutturazioni green e l’obiettivo della decarbonizzazione totale entro il 2050.

L’ingegnere dell’Ar + In Associati ci racconta le ultime novità sul tema della casa sostenibile.

Di seguito la trascrizione della puntata condotta da Matteo Ranzini.

Oggi parleremo di case green, la puntata si chiama infatti “Casa Verde Casa”. Con noi c’è un ingegnere de “La Ducale”, società di sviluppo immobiliare del Gruppo Tecnocasa, che realizza soluzioni costruttive di design che hanno come punto di riferimento le esigenze del cliente. Ma è anche un ingegnere della AR+IN associati, diamo il benvenuto a Lorenzo Ferrari.

Grazie Matteo.

 

Insieme a te entriamo nei meandri della sostenibilità delle costruzioni e daremo consigli utili a chi ci segue. Partiamo da una domanda generica: quali sono le novità più interessanti (tecnologie e materiali sostenibili) relative alle tecniche costruttive e ai materiali di un nuovo edificio?

Il mondo dell’edilizia, ogni anno, produce 1 miliardo di tonnellate di rifiuti, con un terzo della quantità di rifiuti che deve essere smaltita. Per diminuire la nostra impronta sull’ambiente dobbiamo considerare questo aspetto, puntando su un’economica circolare che si avvalga di materiali che possono avere un lungo ciclo di vita ma anche più cicli di vita. La lana di roccia è un materiale molto utilizzato per impattare meno sull’ambiente, è ecosostenibile poiché viene prodotto dalla roccia vulcanica, un materiale che il pianeta terra produce continuamente. Il processo di lavorazione che porta all’utilizzo delle fibre di lana di roccia, tuttavia, non è altrettanto sostenibile perché il materiale va portato a oltre 1.400 gradi. Quando si parla di ecosostenibilità, quindi, bisogna prestare attenzione a tante variabili. Mi vengono in mente altri materiali, utilizzati in forma inferiore, che derivano ad esempio dal riciclo del Pet (bottiglie di plastica), dalla lana di pecora e non trovano una vastissima applicazione. Nella mia attività di progettista e direttore lavori ritengo che l’importanza non risieda solo nel tipo di materiali usati ma anche nelle caratteristiche di progettazione di un edificio che lo rendano ecologico ed economico. Ad esempio, occorre realizzare fabbricati con una superficie disperdente con rapporti ottimali rispetto al volume che va riscaldato, occorre pensare ad edifici con tetti “verdi” in modo tale da ridurre la dispersione di calore, occorre valutare l’utilizzo delle acque grigie.

 

Abbiamo parlato di case in costruzione ma sappiamo che il patrimonio immobiliare italiano è abbastanza vetusto e in molti casi la sostenibilità riguarda proprio le ristrutturazioni. Esistono delle tecniche innovative da applicare agli interventi di ristrutturazione?

Sì, dipende molto dal contesto in cui operiamo. Tecnici ed esperti hanno grande voce in capitolo quando si tratta di consigliare interventi di restyling sostenibili…ma molto dipende anche dal contesto. Immaginiamo quanto sia differente intervenire su una villa singola ubicata nell’hinterland di una grande città e, invece, su un fabbricato al centro di una metropoli. Negli ultimi anni si è fatto ampiamente ricorso all’utilizzo di sistemi utili a migliorare la sostenibilità degli edifici e dei lavori stessi. Penso alla ventilazione meccanica controllata: capita che in immobili degli anni ’60 e ’70 vengano sostituiti i vecchi serramenti ma le nuove tipologie di porte e finestre a tenuta stagna favoriscano il permanere di umidità bloccando i flussi d’aria; è aumentato il ricorso a soluzioni specifiche che favoriscono il ricambio d’aria migliorando le performances energetiche dell’immobile (scambiatori di calore). Per quanto concerne i materiali ci sono elementi economicamente sostenibili come l’aerogel, elemento leggero composto per il 98% di aria e per il 2% da silice amorfa (la sostanza di cui è fatto il vetro). L’aerogel è un materiale termoisolante (nato in campo aerospaziale e poi traslato in edilizia) con ottime caratteristiche di resistenza termica e si utilizza in spazi piccoli per isolare le pareti senza sprecare spazio interno.

 

Ti chiedo un esercizio di sintesi per una domanda complessa e articolata. Parliamo di normative: sentiamo spesso ripetere che il 2030 sarà l’anno entro il quale dovremo adeguare i nostri edifici dal punto di vista energetico alle nuove norme italiane ed europee. E’ una sfida che realisticamente possiamo affrontare?

Con il Green Deal l’Europa si è imposta di ridurre del 55% le emissioni di CO2 rispetto ai dati del ’90 con l’ambizione di arrivare entro il 2050 alla decarbonizzazione totale. L’Italia si sta muovendo, come ogni stato membro dell’UE ha tempo due anni per allinearsi, ma come impatta tutto questo sul cliente? Per esempio, tra qualche anno non saranno più a norma le caldaie che funzionano con i combustibili fossili. Dal 2028 gli edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni, termine che slitta al 2030 per le residenze private. Non è una sfida semplice ma ci saranno step graduali per tendere al risultato finale.

 

Lorenzo siamo curiosi di sapere qualcosa di più sulla tua attività professionale. C’è un progetto che hai seguito/realizzato del quale vai più fiero?

Sì, è un progetto del mio studio AR+IN associati: stiamo concludendo un lungo iter progettuale per un intervento residenziale ad Alassio. E’ un lavoro che mi ha appassionato per la difficoltà progettuale, si tratta infatti di nuovi fabbricati che dialogano con una villa storica. La difficoltà risiede proprio nel far convivere gli edifici del passato con la nuova costruzione. E, in aggiunta, insistiamo su un territorio complesso dal punto di vista orografico con strade, montagne e corsi d’acqua…sono tutti elementi da considerare quando si sviluppa una nuova edificazione.

 

C’è invece, nel mondo, una costruzione che per le sue caratteristiche innovative e per l’interazione con il territorio circostante ti affascina o vorresti aver progettato?

In generale rimango affascinato dai grossi centri direzionali perché evadono dai vincoli legati alle abitazioni e consentono maggior libertà progettuale. Spesso quando mi reco in aeroporto ad Orio al Serio mi attrae il “kilometro rosso”, il distretto dell’innovazione progettato da Jean Nouvel. E’ un centro tecnologico affascinante per il rapporto tra l’architettura in sé ed il contesto circostante; tale costruzione si deve integrare con uno degli elementi antropici per eccellenza, ovvero l’autostrada. Ritengo sia stato un progetto azzeccato e certamente affascinante sotto tanti punti di vista. Un intervento “urbano” ovvero inserito della cerchia cittadina che mi affascina particolarmente è il Campus della Lavazza a Torino progettato da Cino Zucchi, un intervento che si sposa magnificamente con l’esistente edificio ex Enel. E’ il classico esempio in cui passato, presente e futuro possono convivere armonicamente.

 

Grazie per il tuo intervento al podcast e per i consigli forniti agli ascoltatori.

 Grazie a te per l’invito.

 

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