-29.11.22-
Secondo i dati forniti da Banca d’Italia analizzati da Kìron Partner SpA, i tassi medi applicati alle operazioni di periodo arrivano da un trend ribassista che durava dal 2013 e che ha portato il tasso medio a toccare il suo minimo nel luglio del 2020 con l’1,17%. Da lì è iniziata la nuova fase rialzista che ha portato l’indicatore a risalire all’1,37% nel settembre 2021 e quindi, a settembre 2022 ultima rilevazione disponibile a 2,27%. Un aumento progressivo che non è ancora giunto al suo termine.
Le motivazioni sono da ricercare essenzialmente in due fattori: da una parte un lieve aumento degli spread bancari che hanno inciso poco sul tasso finale applicato ai mutui e dall’altra gli interventi della BCE mirati a contenere la forte crescita inflazionistica. L’ultimo intervento della BCE nel mese di ottobre 2022 ha rialzato il principale indice di riferimento di ben 0,75% portandolo così al +2%. Il rialzo dei tassi al momento non preoccupa: tra i mutui già erogati prevalgono quelli a tasso fisso mentre per i mutui a tasso variabile non sembrano al momento esserci elementi di criticità visto che l’Euribor viaggia ancora a livelli medio bassi. Alla luce dell’incertezza economica in corso è comunque auspicabile una maggiore attenzione.
“Se guardiamo a quanto accaduto nell’ultimo semestre – afferma Renato Landoni, Presidente Kìron Partner SpA – la dinamica dei tassi ha portato a un ribilanciamento delle tipologie di tasso collocato. Secondo i dati interni Kìron la scelta del tasso fisso non è più la predominante del mercato. L’innalzamento dei tassi ha infatti causato un ribilanciamento nelle scelte di tasso dei mutuatari che nel corso del 2022 hanno spesso optato per prodotti più economici ma anche più rischiosi come il tasso variabile. Fenomeno che ha caratterizzato gli ultimi mesi, portando il tasso variabile e il tasso variabile con CAP ad erodere quote importanti al tasso fisso che invece nel 2021 è stato scelto da quasi 9 mutuatari su 10. Nel 2022 il tasso variabile è la scelta di 4,1 mutuatari su 10 e il tasso variabile con CAP di 1,2 mutuatario su 10. Quelli che continuano a optare per un prodotto fisso, più sicuro ma più caro, scendono a quota 4,4 mutuatari su 10. Sono invece solo 0,3 su 10 quelli che scelgono il prodotto a tasso misto”.
Fonte: Kìron Partner SpA, Gruppo Tecnocasa